Di seguito l’intervento dell’Ordine dei Geologi del Veneto per bocca della presidente Tatiana Bartolomei.
“Pur riconoscendo dei caratteri di esclusiva eccezionalità dell’evento appena trascorso è necessario riflettere sulle parole del Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, pronunciate in questi giorni: Si fa poca manutenzione del territorio, non si investe più nella prevenzione. E’ in presenza di eventi meteorologici eccezionali che emergono fortemente tutte le criticità e le grandi mancanze, criticità che si realizzano velocemente e che sono il frutto di una serie di “mancanze” accumulate nella gestione del territorio per decenni. Ora più che mai sono necessarie scelte di “cultura geologica” ricordando che al termine degli eventi meteorologici di questi giorni aumenterà inevitabilmente il rischio: l’emergenza geologica è ora! Per questo motivo i geologi si rendono disponibili ad offrire il loro supporto ad Enti e Protezione Civile locale mediante l’attivazione di specifici protocolli e/o convenzioni e a collaborare con i Comuni per creare dei momenti di approfondimento culturale geologico con la cittadinanza.
Ci ritroviamo nuovamente a constatare che viviamo su un territorio estremamente fragile, il rischio idrogeologico è altissimo e l’impegno speso si dimostra spesso insufficiente. Ma questa non è una novità: i dati europei testimoniamo che più del 50% dei dissesti geologici (movimenti franosi) avviene in Italia: 1966, 2010, e ora 2018. La realizzazione di opere importanti, quali i bacini di laminazione a difesa delle città di pianura, ha dimostrato anche in questo ultimo evento che i passi fatti sono stati fatti nella giusta direzione ma, come sempre, bisogna continuare a migliorare. In questa occasione il territorio montuoso veneto, corrispondente a circa il 44% tra montagna e collina, ha mostrato le sue debolezze rendendo evidente come ci sia ancora moltissimo da fare. La popolazione bellunese è fortemente operativa ed organizzata, risolverà questa emergenza, ma non può e non deve essere lasciata da sola. Scegliere la prevenzione equivale ad effettuare una scelta economicamente più sostenibile.
E la mancanza più grave è che siamo una società senza memoria, memoria che invece è ben impressa nella storia di un territorio, scritta nelle forme, nella sua morfologia, nel motore geologico che ha dato origine alle montagne, alle colline e alle pianure del Veneto. L’evento passato, con le conseguenze che si trascineranno per molto tempo, deve rimanere obbligatoriamente nella memoria di tutti, anche, e ne è un esempio la Legge Sarno (267/98), attraverso delle scelte normative che tengano seriamente in considerazione il contesto geologico”.