Provvedimenti di chiusura, restrizioni per le imprese e blocco dei licenziamenti. Dato lo scenario attuale è difficile fare una previsione di cosa accadrà dopo il 31 marzo. I bilanci 2020 dei settori più colpiti quali ristorazione, turismo, tempo libero e servizi dell’indotto stanno chiudendo con cali significativi del fatturato, in media oltre il 45% rispetto al 2019. Si prevede un ulteriore decremento del 15% nel periodo gennaio-febbraio 2021.
E’ chiaro che in questa situazione la sopravvivenza stessa degli operatori economici è a rischio.
Se parliamo del settore turistico-ricettivo, vista la prosecuzione delle forti limitazioni alla mobilità interna ed estera, lo scenario si aggrava ulteriormente, dato che oltre il 60% degli operatori, in attesa di tempi migliori, è incerto se aprire a Pasqua. E’ evidente che la politica di contrasto alla diffusione e prevenzione del contagio è fondamentale per la ripresa. Parliamo di vaccini ma anche si misure di prevenzione: quelle che le nostre aziende hanno messo in atto da maggio 2020 quando si intravvedeva una speranza che il virus potesse essere in fase regressiva.
Questi imprenditori hanno speso somme considerevoli per adattare i locali alle norme ed ai protocolli di sicurezza Inail e chiedono a gran voce di poter riaprire anche la sera. Le regole vigenti attualmente nelle zone gialle sono comunque eccessivamente restrittive per chi può garantire la sicurezza nella erogazione dei servizi: distanziamento, mascherine, igienizzanti.
Per quanto riguarda gli organici del personale dobbiamo registrare una forte ripresa del ricorso agli ammortizzatori sociali, dopo la significativa diminuzione delle ore di cassa integrazione del trimestre agosto- ottobre, per effetto delle chiusure del periodo natalizio.
Boom di domande per le 12 settimane previste dalla Legge di bilancio (DL 178/2020), provvedimento non privo di lacune e contraddizioni. Quella più significativa è la disparità di trattamento fra le imprese industriali, quelle del commercio, turismo, servizi, e le piccole con meno di 5 dipendenti, inversamente proporzionale al fabbisogno delle stesse. Si, perché le prime, che stanno lavorando, possono usufruire delle 12 settimane fino al 31.03.2021, le altre, alle quali sono state imposte chiusure e pesanti limitazioni, possono fruirne fino al 30.06.2021. Questo significa che al 31 marzo i lavoratori si troveranno senza ammortizzatore e, quindi, a forte rischio licenziamento più di tutti gli altri!
Le incerte dinamiche del mercato del lavoro e l’assenza di efficaci politiche per l’impiego (si sentono voci di chiusura di Anpal-Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro) rendono difficile quantificare quanto forte sarà l’ondata d’urto della perdita di post di lavoro anche se le previsioni statistiche parlano di 1 milione.
Per quanto riguarda la realtà veneziana caratterizzata da una notevole percentuale di contratti a termine, già nel 2020 c’è stata una diminuzione del 64% rispetto all’anno 2019, si stima che la mancata attivazione nel 2021 sarà nettamente superiore, in relazione alle mancate aperture.
Se guardiamo alla composizione sociale dei lavoratori i maggiormente penalizzati saranno ancora le donne ed i giovani.
Nel frattempo anche il lavoro è cambiato in questo anno di crisi e sarà un cambiamento irreversibile: lavoro a distanza, utilizzo di app e piattaforme per l’erogazione dei servizi sono strumenti sempre più utilizzati anche dalle piccole imprese. Ecco allora che si genera un altro singolare fenomeno: le aziende che assumono non trovano professionalità adeguate alle loro esigenze!
Noi Consulenti del lavoro siamo fermamente convinti che sia necessario mettere in atto, senza indugi, diverse azioni che favoriscano la riqualificazione dei lavoratori, soprattutto di quelli in cassa integrazione che, maggiormente, rischiano il posto. E’ necessario stanziare risorse, contributi e finanziamenti con iter semplici e snelli che consentano anche alle singole imprese di poter accedere a percorsi formativi per i propri lavoratori, anche con indennità di frequenza che si aggiungano alle modeste integrazioni salariali.
Data la situazione nazionale sarà sicuramente necessario un intervento della Regione, attraverso l’utilizzo di tutte le risorse disponibili.
Una nota positiva che rileviamo e che i nostri clienti non sono affatto propensi a licenziare i propri dipendenti, nonostante le difficoltà e questo è un valore importante che noi difenderemo insieme a loro perché il lavoro è libertà e dignità.