Quando si parla di social network e si vuole quantificare il risultato di una strategia digitale, si tende subito a guardare il numero di follower ottenuti dal profilo o dalla pagina in questione. Il numero di follower spesso costituisce un oggetto di vanto, perché si pensa che, nella dinamica dei social network, un elevato numero di follower sia sinonimo di successo.
Certamente questo numero è un primo indicatore del successo che un’azienda o una persona ha ottenuto nello stabilire una presenza riconosciuta all’interno di una comunità, ma non è l’unico e nemmeno il più importante, anzi spesso si rivela un parametro illusorio.
Per capire meglio il perché di questa affermazione partiamo dalle basi: i social network si fondano sulle relazioni. Chiarito questo primo punto, passiamo al secondo step della riflessione: quando ci troviamo a fare un bilancio delle nostre relazioni ci limitiamo a pensare a quanti amici abbiamo oppure tendiamo a focalizzarci sulla qualità delle nostre relazioni? Proviamo a contare i nostri amici oppure pensiamo alla lunghezza della relazione, alla frequenza delle interazioni, alla tipologia di feedback che riceviamo? Un aspetto non esclude l’altro, ma come si suol dire “meglio pochi ma buoni”. E allora, e qui veniamo al sodo, perché non valutare allo stesso modo le relazioni all’interno dei social media? Perché non portare più umanità nei media digitali?
L’elevato grado di visibilità che possiede un profilo con molti follower non garantisce automaticamente un buon coinvolgimento, così come avere tanti amici non significa avere buoni amici. Forse sapere di avere migliaia di seguaci (o amici) ti rende inizialmente orgoglioso, ma oltre a questo cosa ottieni realmente se manca la sostanza? Per questo motivo, quando valuti la tua performance digitale, ti consigliamo di abbinare alla variazione del numero di follower anche una valutazione del coinvolgimento (engagement).
Il coinvolgimento è un fenomeno complesso, proprio per questo l’elenco delle misure applicabili è enorme. Un modo semplice per misurare l’engagement è basarsi sulle metriche di interazione, dato che le interazioni rappresentano le modalità in cui gli utenti possono partecipare alla relazione con te o la tua azienda.
Un parametro utile può essere, per esempio, l’engagement rate (E.R.), che misura il livello di interazione (commenti, condivisione, like, ecc.) che un account riceve sui propri contenuti dal proprio reach (le persone che li visualizzano) o dai propri follower. Buone notizie per i non esperti: esistono tool gratuiti o in modalità freemium che fanno questo calcolo per te, come Ninjalitics, e ti permettono di fare confronti anche con altre aziende del tuo settore.
Un altro aspetto da tenere in considerazione è quello economico. Difatti, a volte, il numero di follower diventa una vera e propria ossessione. Magari investi ore e denaro nella ricerca di metodi per accrescere il numero di follower, senza però che gli utili prodotti superino i costi sostenuti e dimenticando che esistono altri aspetti in grado di far crescere la tua attività e migliorarne la reputazione online.
Ma quindi, ti starai chiedendo, quando contano i follower? I follower assumono un peso notevole quando generano profitto, quindi quando producono conversione. In altre parole, i follower diventano un aspetto interessante quando compiono una specifica azione importante per la tua attività. Ad esempio, quando si trasformano in compratori del tuo prodotto o servizio, quando si iscrivono alla newsletter o scaricano materiale informativo.