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ADDIO ALL’ARCHITETTO VITTORIO ROSSI. ORDINE E FONDAZIONE: “GRANDE PERDITA PER LA NOSTRA PROFESSIONE”

Si è spento oggi a 99 anni l’arch. Vittorio Rossi, classe 1924, tessera numero 34 dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Treviso, uno dei pionieri della professione nel territorio. A dare il triste annuncio sono i figli Paola e Ugo, entrambi architetti che hanno scelto di portare avanti lo studio del padre, ed Eugenia. A loro e a tutta la famiglia vanno le sentite condoglianze dell’Ordine e della Fondazione Architettura Treviso.

“Credo che come architetto mio padre abbia lasciato il segno sul territorio – racconta la figlia Paola -. Con la sua scomparsa, dopo quella di Davanzo, Fontana e Gemin, si chiude un’epoca, finisce un mondo e un modo di concepire la professione”.

Tra i lavori più importanti in carriera, il Mobilificio Bornello, opera grazie alla quale si aprì davanti all’arch. Rossi la strada per tante realizzazioni di edifici nel bresciano e nel milanese. Suoi i condomini in via Bergamo e via Dei Mille in centro storico a Treviso, oltre a molti edifici commerciali in territorio lombardo. Tante anche le ville e le case private progettate in provincia. Da studente, ebbe la possibilità di frequentare a Venezia i maestri più importanti, come Scarpa, Albini, Samonà. Affascinato dal mondo scarpiano, è stato però il razionalismo a delineare il suo stile. Come racconta la figlia, ha esercitato la professione fino a pochi giorni fa: “Avevamo portato il tavolo da disegno in casa e ha proseguito a progettare fino all’ultimo. Ha sempre gestito la sua giornata in base al fatto che c’era qualcosa da progettare, inventare, disegnare”.

“Per la nostra categoria è davvero una grande perdita – commentano il presidente dell’Ordine Marco Pagani e il presidente della Fondazione Giuseppe Cangialosi -. Nella memoria degli architetti trevigiani resterà sempre il ricordo di un professionista che ha saputo intervenire, con gli altri della sua generazione, in modo sapiente ma anche coraggioso fin dagli anni della ricostruzione postbellica, accostando alla città storica brani di architettura contemporanea che ancora oggi costituiscono magistrali lezioni d’architettura. Non si può non ricordare anche il suo contributo al mondo del design, la cui cultura ha contribuito a diffondere anche attraverso l’insegnamento. La passione per la sua Arte è stata alimentata da riferimenti importanti come Le Corbusier, Barragan, fino a Zumthor e dai viaggi che ha sempre considerato fondamentali per la formazione dell’architetto. In un’intervista, rilasciata nel 2017 alla rivista Pièra, ripensando all’apparizione che ebbe del convento de La Tourette, in uno dei suoi viaggi, ricordava ‘le Corbusier mi ha insegnato di non badare tanto al perfezionismo, quanto alle emozioni. La grandezza è nella poesia degli spazi, non nella perfezione del dettaglio’. Ed è proprio con questa stessa emozione che desideriamo rendere omaggio, nel momento del doveroso ricordo, alla sua persona e alla sua opera”.

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