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“Mafie ormai endemiche nel tessuto economico veneto”: a Vicenza studenti, ingegneri e cittadini insieme per parlare di contrasto alla criminalità organizzata

Non si può più parlare di infiltrazioni mafiose: la criminalità organizzata è ormai endemica nel tessuto economico, in Veneto come nel resto d’Italia. Come contrastare il fenomeno? Parlandone e studiando. È quanto emerso oggi a Vicenza dal convegno “Promuovere la legalità: progettare un futuro senza mafie”, ospitato nella sede del Liceo Scientifico G.B. Quadri. L’evento, promosso in occasione della Giornata della Trasparenza, è stato organizzato con l’Ordine degli Ingegneri di Vicenza, l’Ufficio scolastico provinciale e la Provincia di Vicenza, in collaborazione con l’associazione Libera e il sostegno della Prefettura di Vicenza. Ha ricevuto il patrocinio del CNI – Consiglio nazionale degli Ingegneri, della Regione del Veneto e del CUP – Comitato unitario delle professioni. È inserito nell’ambito delle celebrazioni dei 50 anni di FOIV e del Protocollo di Legalità sottoscritto tra la Regione Veneto e le Parti sociali a cui FOIV aderisce per il tramite del CUP Veneto.

“La trasversalità del tema trattato oggi rende importante questo evento – ha sottolineato in apertura Alberto Vicentin, vicepresidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Vicenza –: dopo una giornata come questa forse saremo tutti dalla stessa parte”. La parola è quindi passata alla dirigente del Liceo Quadri, Isabella Bartolone: “L’importanza della giornata di oggi sta nel fatto che si inquadra perfettamente nella cornice dello stare insieme, con età e formazioni diverse, per riflettere sul tema della legalità, unita alla trasparenza”. 

“In questa provincia si parla ancora troppo poco di antimafia e in generale la prevenzione è poco attenzionata – ha affermato Salvatore Caccamo, Prefetto di Vicenza –. Eppure, in Veneto non si parla più di infiltrazioni mafiose, ma di presenza delle organizzazioni mafiose nell’economia veneta. Ecco dunque perchè l’evento di oggi ricopre una particolare rilevanza: sensibilizzare le categorie professionali e gli studenti su questo fenomeno è di fondamentale importanza per contrastarlo”.

“La legalità va vissuta anche nei piccoli gesti quotidiani – ha sottolineato Andrea Nardin, Presidente della Provincia di Vicenza, rivolgendosi agli studenti –. Per fare ciò è necessario creare un imprinting e questa è la fase migliore della vita per crearlo. La legalità deve venire come atto naturale”. 

“Questa iniziativa dà prova della grande sensibilità della nostra categoria nei confronti del tema della legalità – sono state le parole di Luca Scappini, consigliere CNI – Consiglio Nazionale degli Ingegneri –. Abbiamo però voluto rivolgere un invito anche alle nuove generazioni, affinché mantengano il livello di sensibilità a questo tema molto alto, perché solo in un mondo di legalità ci sono meritocrazia e libertà”.

“Abbiamo deciso di organizzare un evento di questo genere nelle diverse province, una volta all’anno – ha spiegato Paolo Gasparetto, Presidente FOIV – Federazione degli Ordini degli Ingegneri del Veneto –. Come professionisti infatti siamo consapevoli di avere una funzione sociale importantissima, perché siamo direttamente coinvolti nel tema della legalità: trasmettere ai giovani e agli ingegneri del futuro questa sensibilità è un dovere”.

“La scuola è il primo efficace antidoto contro la criminalità organizzata – ha affermato Nicoletta Morbioli, Ministero dell’Istruzione UAT di Vicenza –: ha il potere di annientare la cultura mafiosa, attraverso l’adesione alla responsabilità educativa. La scuola dunque deve andare oltre i programmi e degli spazi dell’aula, deve aprirsi al territorio, ibridando le proprie azioni con quelle di altri soggetti sociali per diventare il punto di riferimento dei giovani”.

“Il Veneto non differisce da altre regioni del Centro Nord che ormai sperimentano, anche con modalità molto penetranti, fenomeni di vera e propria colonizzazione mafiosa – ha spiegato Alberto Vannucci, docente di Scienza Politica dell’Università di Pisa e componente Ufficio di Presidenza di Libera –. In Veneto si osserva infatti la capacità dei gruppi criminali di entrare all’interno dei circuiti non come soggetti invasori del tessuto economico, ma come prestatori di servizi leciti con paradossale rispetto della norma”. Dobbiamo cambiare approccio riconoscendo che in molti contesti il ruolo della mafia si manifesta come realtà ambigua con tante sfumature di grigio, insinuandosi nei circuiti della corruzione saccheggiando le risorse pubbliche”.

“Ma c’è un aspetto ancora più preoccupante: quello della raccolta del consenso – ha continuato Vannucci –. In un sistema politico sempre più destrutturato come quello italiano anche piccole quote di voti possono fare la differenza e i soggetti criminali sono in grado di fare da intermediari rispetto all’offerta di consensi, entrando quindi in gioco anche nel tessuto politico”. E parlando del ruolo dei giovani, Vannucci ha sottolineato: “In questo quadro, la cosa più importante che possono fare i ragazzi contro questo tipo di fenomeni criminali, come la mafia o la corruzione, è studiare e diventare persone competenti, perché il nemico più potente, il presidio più forte contro ogni forma di malgoverno e di contaminazione delle attività economiche è la consapevolezza, la conoscenza, la capacità critica di riconoscere questi fenomeni: mafie e corruzione si nutrono di ignoranza”.

“Il padrino con coppola e lupara è un modello che decisamente fa parte del passato – ha spiegato il col. Paolo Storoni del DIA – Direzione Investigativa Antimafia –. Il modello di oggi è più insidioso e anche molto più difficile da contrastare perché è camaleontico, capace di insidiarsi nel tessuto sociale. Ecco perché oggi spesso si ha difficoltà a percepire chi è il mafioso e chi è la vittima. La pandemia sicuramente ha amplificato le difficoltà economiche del territorio, molte aziende sono andate in crisi e hanno avuto bisogno di liquidità, ricorrendo a finanziamenti. Negli ultimi anni l’“azienda mafia” spesso si è sostituita al circuito bancario ufficiale offrendo grandi vantaggi per gli imprenditori, con la possibilità di elargire grandi quantità di denaro in tempi rapidi e nessun bisogno di garanzie. Per questo spesso si è in difficoltà a capire chi va in cerca di chi, perchè spesso non è il mafioso che cerca l’azienda in crisi ma è il contrario”. 

“Sono cambiati anche i modelli comportamentali – ha aggiunto Storoni –: l’immaginario dell’usuraio violento che va a chiedere la riscossione puntuale della rata fa parte del passato. Oggi è molto più premiale non esasperare la vittima e rimettere in carreggiata il debitore, perché amplifica gli investimenti e quindi il guadagno dell’“azienda mafia”. Questo determina un contrasto sociale nettamente inferiore: la stessa vittima spesso non ha la volontà di denunciare le situazioni di crisi per cui è più difficile identificare il nemico”.

Di grande impatto emotivo la rappresentazione teatrale “Aspide: Gomorra in Veneto” a cura di Archipelagos teatro, che ha raccontato la storia di un imprenditore rimasto incastrato nella rete della criminalità organizzata.

All’esterno dell’auditorium è stata poi allestita la visita alla mostra degli elaborati realizzati dagli studenti delle scuole superiori nell’ambito del concorso di idee dal titolo “Costruire un futuro senza mafie: idee e progetti per promuovere la cultura della Legalità”. Hanno partecipato le classi 4^ES e 5^BT del Liceo “P. Lioy” e la 5^BL Istituto “A. Canova”. Il primo premio è andato al lavoro di Anna Panciroli, Diego Catellan, Andrea Pianon, Sara Weber della 4^ES del Lioy, il secondo ad Asya Danese della  5^BL del  Canova e il terzo a Martina Tozzi della 5^BT del Lioy. Ai vincitori sono stati consegnati Buoni per l’acquisto di libri del valore, rispettivamente, di 200, 100 e 50 euro. È stata inoltre allestita la mostra della DIA “Antimafia Itinerante”.

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