L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea non determinerà perdite devastanti, ma anzi darà nuovi incentivi alla finanza creativa, e alle start up – soprattutto quelle italiane – che vorranno trovare un terreno fertile in cui far partire il proprio business con importanti agevolazioni fiscali. La posizione, già espressa dal tributaria veneziano Alberto De Franceschi, trova oggi conferma anche dalle pagine del Financial Times, che mette in luce le opportunità della Brexit per le imprese italiane. “La Gran Bretagna si candida ad essere il prossimo paradiso fiscale, una realtà che comunque è sempre esistita grazie al Commonwealth e alle deroghe della CEE, come ad esempio l’autonomia monetaria”. Restare in Europa nei prossimi anni, avvisa De Franceschi, avrebbe comportato la perdita di questi privilegi e vantaggi. “Basti pensare che già oggi molti italiani investono e depositano grandi somme di denaro a Londra. Quindi l’uscita della Gran Bretagna rappresenta una opportunità per tutte le piccole e medie imprese che desiderano far partire la propria idea di business in un regime fiscale positivo e vantaggioso”.
De Franceschi- Ad Albignasego un incubatore di imprese per sostenere start up vincenti e innovative
Promuovere le nuove idee e l’imprenditoria locale, ravvivando il tessuto finanziario veneto grazie a una sinergia tra pubblico e privato. Questi gli obiettivi che si pone il nuovo incubatore di impresa che nascerà ad Albignasego (PD). Dopo Santa Maria di Sala (VE), comune che vanta una delle aree industriali più ricche e giovani della provincia di Venezia, tocca a Padova, che si candida a diventare un hub di sviluppo e sostegno alle nuove imprese.
Ad appoggiare l’iniziativa, promossa dal Comune di Albignasego e dall’Assessorato alle attività produttive, anche questa volta, c’è l’Associazione 2010 presieduta da Alberto De Franceschi, consulente aziendale. “L’incubatore riceverà i finanziamenti da un Programma Operativo Regionale (POR) di 4 milioni e mezzo di euro, stanziati per lo sviluppo delle nuove imprese -fa sapere De Franceschi -. Ad Albignasego vogliamo creare un centro che raccolga idee e intuizioni imprenditoriali a favore di una nuova progettualità. Non solo, prevediamo anche un percorso di assistenza: gli imprenditori verranno indirizzati verso gli strumenti economici e finanziari utili a sviluppare la loro idea di business, verificando inoltre che sia un’idea vincente, funzionante anche nel lungo termine”.
Entusiasta Gregori Bottin, vicesindaco del Comune di Albignasego con delega alle Attività produttive, che commenta: “Siamo felici di questo traguardo. In un comune come Albignasego un amministratore deve comportarsi come un manager: per garantire ai suoi cittadini un comune sano occorre offrire delle opportunità. Il mondo non si ferma e il nostro compito è quello di trovare nuove soluzioni e creare sinergie con il resto del territorio. In questo caso, con liberi professionisti e aziende private”.
“Nel nostro territorio – conclude De Franceschi – abbiamo delle eccellenze veramente invidiabili, dunque se ci attrezziamo possiamo essere competitivi anche in Europa, dove siamo già visti come polo di interesse. Bisogna semplicemente spingere per creare la nostra identità ed essere i primi a creare le opportunità perché questa emerga”.
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De Franceschi- A Noale gli inquilini non pagano l’affitto, ma le tasse non prevedono deroghe.
Alla proprietaria di Noale arrivano avvisi bonari e cartelle esattoriali:”Questa storia mi ha prosciugata. Sarebbe giusto interrompere la tassazione sull’immobile”.
Da più di un anno non percepisce i soldi dell’affitto dato in locazione, ma deve comunque pagarci le tasse e pure le spese condominiali. Non avendo i soldi, ecco l’arrivo di avvisi bonari e cartelle esattoriali. È il caso (non certo isolato) di una signora di Noale – che chiede di restare anonima – seguita dallo studio di Alberto De Franceschi, tributarista.
La donna, un’insegnante in pensione, avrebbe stipulato nel 2014 un contratto di affitto 4+4, concedendo il suo immobile in locazione a due giovani italiani per 450 euro mensili. I due, inizialmente, hanno regolarmente corrisposto i primi mesi d’affitto. Poi, a partire da marzo 2015 e per tutto l’anno solare, non hanno più versato un soldo, costringendo la proprietaria a pagare non solo le tasse – tra cui la cedolare secca, che da sola prevede una tassazione del 21% l’anno – ma anche le spese delle utenze domestiche, per evitare ulteriori ripercussioni sull’immobile. In Italia, purtroppo, non è così facile rivalersi sugli affittuari inadempienti: per un’ordinanza di sfratto esecutivo per morosità, infatti, devono trascorrere tra gli 8 e i 12 mesi, e nel frattempo i proprietari devono continuare a pagare le tasse sull’immobile, senza alcuna tutela.
La proprietaria, in questo caso, ha inviato un’intimazione di sfratto agli inquilini, seguita da un’ordinanza di sfratto esecutivo, ma entrambe sono state ignorate, e i locatari hanno continuato a vivere indisturbati nell’appartamento, finché a marzo 2016 è intervenuto l’ufficiale giudiziario, disponendo lo sgombero dei locali per il mese di aprile. Al danno, però, si aggiunge la beffa: considerate le pessime condizioni in cui è stato ritrovato l’appartamento, la donna adesso dovrà investire circa 8mila euro per riportare l’immobile a uno stato accettabile.
“Non è possibile che alla fine noi veniamo tassati per non percepire nulla sull’immobile – commenta la protagonista della vicenda -. Nel momento in cui c’è un’ordinanza e la gente continua a non pagare gli affitti sarebbe giusto interrompere la tassazione sull’immobile. Pago già l’Imu sulla seconda casa, sono un’insegnante in pensione e prendo 690 euro di pensione al mese. Questa vicenda mi ha prosciugata”.
De Franceschi rileva: “Il tema di tassazione degli affitti non percepiti è molto complesso. Anche se recentemente è stata introdotta una norma per non tassare quanto non si è percepito, purtroppo resta condizionata all’istanza di sfratto e alla sua accettazione da parte del tribunale. In pratica, servono minimo altri tre mesi. Per poi non dire che in talune situazioni lo sfratto non si concretizza e che le spese (condominiali) in caso di mancato pagamento da parte dell’inquilino rimangono sempre a carico del locatore (il proprietario) che così facendo aumenta il credito di difficile incasso”.
“Ora ritornando all’aspetto fiscale – aggiunge De Franceschi – si deve far notare che se l’accettazione non avviene entro il 30.9 dell’anno successivo a quello dei redditi da dichiarare (per capire, oggi se gli affitti sono del 2015 entro il 30.9.2016) questi andranno tassati e poi verranno recuperati nella dichiarazione dell’anno successivo. Nel caso della nostra assistita noi abbiamo dovuto considerare sia la rateazione con l’istituto del ravvedimento operoso (quindi sanzioni e interessi seppur in forma agevolata) che la rateazione delle cartelle in quanto la cliente non aveva ovviamente i soldi per pagare quanto non percepito. Visto tutta l’informatizzazione della PA e i dati trasmessi dalle banche penso oggi sia semplice poter non far dichiarare ai proprietari gli affitti non percepiti e verificarli velocemente nei conti bancari senza tutta la burocrazia richiesta che allunga i tempi ed appesantisce le situazioni già molto precarie in molti casi”.
Dl banche, dichiarazione on. Moretto
In riferimento al Dl Banche approvato oggi, l’on. Sara Moretto, deputata veneta del Pd, ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Bene il decreto che amplia e facilita il rimborso degli obbligazionisti danneggiati dal fallimento delle quattro banche. Ora però è urgente dare risposta ai risparmiatori veneti travolti dal crollo della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. E questo deve passare prima di tutto attraverso la definizione delle reponsabilità.
Per questo, insieme ad altri colleghi veneti, abbiamo presentato un Ordine del Giorno in cui, tra le altre cose, impegniamo il Governo a favorire “ogni utile iniziativa parlamentare, inclusa l’istituzione di una Commissione d’inchiesta o di indagine” e chiarire le responsabilità “anche rafforzando le risorse umane e strumentali necessarie all’operatività degli uffici giudiziari preposti alle indagini nei confronti dei vertici aziendali».
On. Moretto- Torre civica, appello al ministro (La Nuova Venezia)
On. Moretto- “Il campanile del Duomo è sempre più a rischio: serve subito un intervento” (Il Gazzettino)
Brexit, De Franceschi: “Ora Londra meno attrattiva per le start up e per l’export”
Quali i possibili vantaggi e svantaggi che potrebbero avere le startup, e più in generale tutto il mercato dell’innovazione, alla luce del Brexit? Alberto De Franceschi, consulente aziendale veneziano e promotore dell’incubatore NoaleStart, evidenzia: “Londra è ormai un consolidato punto di riferimento degli investimenti in Europa, il vero e proprio hub. Ma ora anche le startup italiane possono valutare meno appetibile Londra visto lo spostamento degli investitori su piazze come Berlino e Parigi, creando così più opportunità anche per altri luoghi Veneto compreso”.
Effetti potrebbero esserci anche da un punto di vista lavorativo. “Le limitazioni aggiuntive nei flussi migratori renderanno difficile la libera circolazione delle persone e danneggeranno inevitabilmente il mercato del lavoro britannico. Ma da un’altro punto di vista agevoleranno i nostri giovani a guardare meglio le opportunità del proprio territorio”.Il Regno Unito è così più isolato, con la possibilità di un aumento di dazi doganali alla circolazione delle merci. Oltre il 50% delle importazioni inglesi viene dall’Unione Europea, con oltre la metà di questo import dall’Europa che serve come ‘bene intermedio’, ovvero è utile a produrre altri beni e servizi Made in England. Senza un accordo di libero scambio successivo alla Brexit entro il 2020, il PIL britannico potrebbe calare del 5%”.