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Sgravi alle imprese di Chioggia e Venezia: approvata la proposta di legge in commissione lavoro. On. Moretto: “Risposta concreta alle esigenze delle aziende”

È stata approvata oggi in Commissione lavoro la proposta di legge sugli sgravi per le imprese di Chioggia e Venezia, promossa dall’on. Pd Sara Moretto. Il testo, che come annunciato sta avendo un iter rapido in sede legislativa, dà una risposta concreta alle centinaia di aziende che sono state messe in crisi dall’ammontare degli interessi che sono chiamate a versare per restituire gli sgravi contributivi ricevuti negli anni ’90, ritenuti dall’Unione europea “aiuti di Stato”.

“Questa proposta di legge mette finalmente il punto a una questione che si trascina da troppi anni – fa sapere l’on. Moretto -. Si tratta di una risposta concreta da parte della politica, di un intervento che va incontro alle esigenze di oltre 1600 imprese che chiedono solo di poter essere messe nella condizione di lavorare”.

“In base a questo testo – riassume Moretto – le aziende sarebbero tenute a pagare gli interessi semplici e non quelli composti. È una soluzione che permetterà loro di mettersi in regola senza soffocare”.

Brexit, De Franceschi “Grandi opportunità per l’Italia e la finanza creativa”

L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea non determinerà perdite devastanti, ma anzi darà nuovi incentivi alla finanza creativa, e alle start up – soprattutto quelle italiane – che vorranno trovare un terreno fertile in cui far partire il proprio business con importanti agevolazioni fiscali. La posizione, già espressa dal tributaria veneziano Alberto De Franceschi, trova oggi conferma anche dalle pagine del Financial Times, che mette in luce le opportunità della Brexit per le imprese italiane. “La Gran Bretagna si candida ad essere il prossimo paradiso fiscale, una realtà che comunque è sempre esistita grazie al Commonwealth e alle deroghe della CEE, come ad esempio l’autonomia monetaria”. Restare in Europa nei prossimi anni, avvisa De Franceschi, avrebbe comportato la perdita di questi privilegi e vantaggi. “Basti pensare che già oggi molti italiani investono e depositano grandi somme di denaro a Londra. Quindi l’uscita della Gran Bretagna rappresenta una opportunità per tutte le piccole e medie imprese che desiderano far partire la propria idea di business in un regime fiscale positivo e vantaggioso”.

De Franceschi- Ad Albignasego un incubatore di imprese per sostenere start up vincenti e innovative

Promuovere le nuove idee e l’imprenditoria locale, ravvivando il tessuto finanziario veneto grazie a una sinergia tra pubblico e privato. Questi gli obiettivi che si pone il nuovo incubatore di impresa che nascerà ad Albignasego (PD). Dopo Santa Maria di Sala (VE), comune che vanta una delle aree industriali più ricche e giovani della provincia di Venezia, tocca a Padova, che si candida a diventare un hub di sviluppo e sostegno alle nuove imprese.

Ad appoggiare l’iniziativa, promossa dal Comune di Albignasego e dall’Assessorato alle attività produttive, anche questa volta, c’è l’Associazione 2010 presieduta da Alberto De Franceschi, consulente aziendale. “L’incubatore riceverà i finanziamenti da un Programma Operativo Regionale (POR) di 4 milioni e mezzo di euro, stanziati per lo sviluppo delle nuove imprese -fa sapere De Franceschi -. Ad Albignasego vogliamo creare un centro che raccolga idee e intuizioni imprenditoriali a favore di una nuova progettualità. Non solo, prevediamo anche un percorso di assistenza: gli imprenditori verranno indirizzati verso gli strumenti economici e finanziari utili a sviluppare la loro idea di business, verificando inoltre che sia un’idea vincente, funzionante anche nel lungo termine”.

Entusiasta Gregori Bottin, vicesindaco del Comune di Albignasego con delega alle Attività produttive, che commenta: “Siamo felici di questo traguardo. In un comune come Albignasego un amministratore deve comportarsi come un manager: per garantire ai suoi cittadini un comune sano occorre offrire delle opportunità. Il mondo non si ferma e il nostro compito è quello di trovare nuove soluzioni e creare sinergie con il resto del territorio. In questo caso, con liberi professionisti e aziende private”.

“Nel nostro territorio – conclude De Franceschi – abbiamo delle eccellenze veramente invidiabili, dunque se ci attrezziamo possiamo essere competitivi anche in Europa, dove siamo già visti come polo di interesse. Bisogna semplicemente spingere per creare la nostra identità ed essere i primi a creare le opportunità perché questa emerga”.

De Franceschi- A Noale gli inquilini non pagano l’affitto, ma le tasse non prevedono deroghe.

Alla proprietaria di Noale arrivano avvisi bonari e cartelle esattoriali:”Questa storia mi ha prosciugata. Sarebbe giusto interrompere la tassazione sull’immobile”.

Da più di un anno non percepisce i soldi dell’affitto dato in locazione, ma deve comunque pagarci le tasse e pure le spese condominiali. Non avendo i soldi, ecco l’arrivo di avvisi bonari e cartelle esattoriali. È il caso (non certo isolato) di una signora di Noale – che chiede di restare anonima – seguita dallo studio di Alberto De Franceschi, tributarista.

La donna, un’insegnante in pensione, avrebbe stipulato nel 2014 un contratto di affitto 4+4, concedendo il suo immobile in locazione a due giovani italiani per 450 euro mensili. I due, inizialmente, hanno regolarmente corrisposto i primi mesi d’affitto. Poi, a partire da marzo 2015 e per tutto l’anno solare, non hanno più versato un soldo, costringendo la proprietaria a pagare non solo le tasse – tra cui la cedolare secca, che da sola prevede una tassazione del 21% l’anno – ma anche le spese delle utenze domestiche, per evitare ulteriori ripercussioni sull’immobile. In Italia, purtroppo, non è così facile rivalersi sugli affittuari inadempienti: per un’ordinanza di sfratto esecutivo per morosità, infatti, devono trascorrere tra gli 8 e i 12 mesi, e nel frattempo i proprietari devono continuare a pagare le tasse sull’immobile, senza alcuna tutela.

La proprietaria, in questo caso, ha inviato un’intimazione di sfratto agli inquilini, seguita da un’ordinanza di sfratto esecutivo, ma entrambe sono state ignorate, e i locatari hanno continuato a vivere indisturbati nell’appartamento, finché a marzo 2016 è intervenuto l’ufficiale giudiziario, disponendo lo sgombero dei locali per il mese di aprile. Al danno, però, si aggiunge la beffa: considerate le pessime condizioni in cui è stato ritrovato l’appartamento, la donna adesso dovrà investire circa 8mila euro per riportare l’immobile a uno stato accettabile.
“Non è possibile che alla fine noi veniamo tassati per non percepire nulla sull’immobile – commenta la protagonista della vicenda -. Nel momento in cui c’è un’ordinanza e la gente continua a non pagare gli affitti sarebbe giusto interrompere la tassazione sull’immobile. Pago già l’Imu sulla seconda casa, sono un’insegnante in pensione e prendo 690 euro di pensione al mese. Questa vicenda mi ha prosciugata”.

De Franceschi rileva: “Il tema di tassazione degli affitti non percepiti è molto complesso. Anche se recentemente è stata introdotta una norma per non tassare quanto non si è percepito, purtroppo resta condizionata all’istanza di sfratto e alla sua accettazione da parte del tribunale. In pratica, servono minimo altri tre mesi. Per poi non dire che in talune situazioni lo sfratto non si concretizza e che le spese (condominiali) in caso di mancato pagamento da parte dell’inquilino rimangono sempre a carico del locatore (il proprietario) che così facendo aumenta il credito di difficile incasso”.

“Ora ritornando all’aspetto fiscale –  aggiunge De Franceschi – si deve far notare che se l’accettazione non avviene entro il 30.9 dell’anno successivo a quello dei redditi da dichiarare (per capire, oggi se gli affitti sono del 2015 entro il 30.9.2016) questi andranno tassati e poi verranno recuperati nella dichiarazione dell’anno successivo. Nel caso della nostra assistita noi abbiamo dovuto considerare sia la rateazione con l’istituto del ravvedimento operoso (quindi sanzioni e interessi seppur in forma agevolata) che la rateazione delle cartelle in quanto la cliente non aveva ovviamente i soldi per pagare quanto non percepito. Visto tutta l’informatizzazione della PA e i dati trasmessi dalle banche penso oggi sia semplice poter non far dichiarare ai proprietari gli affitti non percepiti e verificarli velocemente nei conti bancari senza tutta la burocrazia richiesta che allunga i tempi ed appesantisce le situazioni già molto precarie in molti casi”.

Dl banche, dichiarazione on. Moretto

In riferimento al Dl Banche approvato oggi, l’on. Sara Moretto, deputata veneta del Pd, ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Bene il decreto che amplia e facilita il rimborso degli obbligazionisti danneggiati dal fallimento delle quattro banche. Ora però è urgente dare risposta ai risparmiatori veneti travolti dal crollo della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. E questo deve passare prima di tutto attraverso la definizione delle reponsabilità.
Per questo, insieme ad altri colleghi veneti, abbiamo presentato un Ordine del Giorno in cui, tra le altre cose, impegniamo il Governo a favorire “ogni utile iniziativa parlamentare, inclusa l’istituzione di una Commissione d’inchiesta o di indagine” e chiarire le responsabilità “anche rafforzando le risorse umane e strumentali necessarie all’operatività degli uffici giudiziari preposti alle indagini nei confronti dei vertici aziendali».

Brexit, De Franceschi: “Ora Londra meno attrattiva per le start up e per l’export”

Quali i possibili vantaggi e svantaggi che potrebbero avere le startup, e più in generale tutto il mercato dell’innovazione, alla luce del Brexit? Alberto De Franceschi, consulente aziendale veneziano e promotore dell’incubatore NoaleStart, evidenzia: “Londra è ormai un consolidato punto di riferimento degli investimenti in Europa, il vero e proprio hub. Ma ora anche le startup italiane possono valutare meno appetibile Londra visto lo spostamento degli investitori su piazze come Berlino e Parigi, creando così più opportunità anche per altri luoghi Veneto compreso”.

Effetti potrebbero esserci anche da un punto di vista lavorativo. “Le limitazioni aggiuntive nei flussi migratori renderanno difficile la libera circolazione delle persone e danneggeranno inevitabilmente il mercato del lavoro britannico. Ma da un’altro punto di vista agevoleranno i nostri giovani a guardare meglio le opportunità del proprio territorio”.Il Regno Unito è così più isolato, con la possibilità di un aumento di dazi doganali alla circolazione delle merci. Oltre il 50% delle importazioni inglesi viene dall’Unione Europea, con oltre la metà di questo import dall’Europa che serve come ‘bene intermedio’, ovvero è utile a produrre altri beni e servizi Made in England.  Senza un accordo di libero scambio successivo alla Brexit entro il 2020, il PIL britannico potrebbe calare del 5%”.

Cittadini stranieri, carichi di famiglia ed elusione fiscale, l’Inps interviene dopo la denuncia di De Franceschi

“Sono soddisfatto che almeno si inizi a riconoscere che c’è un problema di elusione. Mi rammarico però che il fenomeno sia noto dal 2014 e che le norme anziché arginare il problema siano state modificate a vantaggio di una chiara facile elusione”. Così Alberto De Franceschi, tributarista veneziano, commenta il messaggio dell’Inps, diffuso solo pochi giorni dopo la sua denuncia a mezzo stampa di elusione fiscale perpetrata da molti cittadini stranieri che nella dichiarazione dei redditi inseriscono famigliari a carico senza adeguata documentazione. “L’INPS ora chiede che gli stati sottoscrittori di accordi operino meglio e forniscano più informazioni, pena il mancato inserimento dei carichi di famiglia con documentazione non a norma. Resta però aperto il problema dell’autocertificazione, che resta ampiamente discrezionale. La circolare nasce quindi dall’esigenza di porre un freno su quanto da me evidenziato riscontrando che il fenomeno esiste e va sanato”.

 

Convegno “La Zona Franca: asset strategico per lo sviluppo del territorio metropolitano”, dichiarazione sottosegretario Baretta

Questa mattina il sottosegretario all’Economia e Finanze on. Pier Paolo Baretta è intervenuto  al convegno “La Zona Franca:asset strategico per lo sviluppo del territorio metropolitano”. A seguito la dichiarazione del sottosegretario.

“Stiamo lavorando per dare una risposta concreta a una domanda specifica, ma dobbiamo essere consapevoli che la Zona Franca non è un fattore “miracoloso”, quanto piuttosto un’opportunità su cui bisogna innestare un volano: lo strumento amministrativo, fiscale e doganale va accompagnato da una logica di investimento più generale.
Per quanto riguarda Venezia, ritengo che parta avvantaggiata per tre ragioni: la prima è che la Zona Franca già c’è e che per allargarla non c’è bisogno di una norma primaria. In secondo luogo, Venezia è l’unica città metropolitana del Nordest. Infine, Venezia è Venezia e quindi ha un fattore di attrazione nel mondo intero che la agevola.
Se questo è il presupposto, dobbiamo tenere presenti due punti fermi. Il primo: l’interesse dei cinesi a investire a Venezia rappresenta un aspetto decisivo per il nostro sviluppo. Il secondo è che effettivamente l’assenza nella riforma sulla città metropolitana di una più stringente piattaforma dell’Altoadriatico e dell’Altotirreno è un limite e noi potremmo prendere l’impegno di portare avanti questo lavoro: le riforme si fanno e si possono anche migliorare.
Sottolineo un altro aspetto che reputo centrale, cioè il rischio di inflazione delle Zone Franche che di fatto avrebbe l’effetto di rendere inutile il provvedimento. Sono molto d’accordo con l’idea di riorganizzare, ma scegliendo le priorità legate all’idea di sviluppo. E faccio presente anche che per Zona Franca non dobbiamo intendere solo l’aspetto pur importante delle tasse ma un’infrastrutturazione complessiva.
Ai veneziani dico che è arrivato il momento di diventare traino di questa piattaforma politica: questo progetto deve diventare l’obiettivo di una città intera, di una regione intera. Stiamo avvicinandoci al centenario di Porto Marghera, che fu un’operazione di lungimiranza impressionante: questo per dire che tutte le grandi tappe dello sviluppo sono state realizzate grazie a un balzo di orgoglio e un’idea strategica. Intorno a questa idea dobbiamo unirci tutti, superando le divisioni”.

Risparmio di oltre 5mila euro sulle tasse per le imprese del veneto, on. Moretto: “Deducibilita’ del costo del lavoro, un’operazione di giustizia”

In questi giorni gli impegni assunti in Legge di Stabilità diventano finalmente realtà e si cominciano a quantificare, nelle dichiarazioni dei redditi, i risparmi di tasse annunciati per il 2016. Ad averne immediato riscontro saranno le imprese che, sulla base dei nuovi metodi di calcolo dell’IRAP, godranno di notevoli risparmi: si parla di circa 5-6mila euro di tasse in meno per le imprese con 10 dipendenti, ma la cifra è destinata ad aumentare per le imprese con un organico più numeroso. A farlo sapere è la deputata del Pd On. Sara Moretto, che spiega come tutto ciò sia stato possibile grazie alla deducibilità totale del costo del lavoro a tempo indeterminato dalla base imponibile IRAP: “Abbiamo effettuato una vera e propria azione di giustizia: pagare le imposte su un valore che non teneva conto del costo del personale rappresentava, per le nostre imprese, qualcosa di assurdo e ingiusto. In questo modo abbiamo realizzato quanto gli imprenditori ci chiedevano da tempo, dando loro la possibilità di risparmiare sulle tasse e impiegare la cifra per ulteriori investimenti sulle proprie aziende”.

La cifra risparmiata sarà comunicata direttamente nel calcolo delle tasse di quest’anno, a fronte della dichiarazione dei redditi. Si tratta di una vittoria per il tessuto imprenditoriale veneto, fatto di piccole e medie aziende, che vedranno così sciolto un cappio che da tempo li metteva in difficoltà. “Dopo anni di promesse, questa rappresenta la prima vera misura di riduzione delle tasse alle imprese, tangibile ed immediata.”

 

Assemblea Anci Veneto, dichiarazioni sottosegretario Baretta

“Questo momento di svolta non va sottovalutato: dopo anni di difficoltà, con interventi pesanti nei confronti degli enti locali, quest’anno non verrà fatto alcun taglio“ lo ha detto il sottosegretario all’Economia e alle Finanze, On. Pier Paolo Baretta in occasione dell’Assemblea Regionale dell’ANCI Veneto, tenutasi oggi pomeriggio/ieri a Selvazzano Dentro (PD) alla presenza dei Sindaci dei comuni veneti. “Non è un’operazione scontata, ma una scelta politica ben precisa che vuole  dare un segnale di discontinuità”.

Il sottosegretario ha poi evidenziato alcuni temi e azioni di governo nell’ambito della finanza pubblica e degli enti locali.

“Abbiamo ottenuto il superamento del Patto di Stabilità perché in una situazione di ripresa economica tutte le risorse possano essere spese in investimenti pubblici. Per quest’anno, il Governo ha liberato 500 milioni, per un volume di risorse che può superare il miliardo. Inoltre, sono stati tolti dai vincoli altri 480 milioni finalizzati alle scuole e infine messi in campo 500 milioni per la rigenerazione del territorio”.

“La seconda operazione riguarda l’aumento dell’utilizzo dei fabbisogni standard, un tema molto discusso on l’ANCI Veneto. Abbiamo tarato l’utilizzo al 33% per quest’anno, al 44% per il 2017, ma la mia linea è quella di arrivare oltre al 50% entro il 2018“.

“Il 1 gennaio 2017 entrerà in vigore il pareggio di bilancio. In questi mesi si è riflettuto molto, e si è ritenuto che la struttura degli otto saldi previsti dal Governo Monti mettesse in ginocchio i comuni, per questo abbiamo voluto dare un colpo secco con la Legge di Stabilità, e non torneremo indietro”.

“Gli avanzi di bilancio saranno utilizzabili per abbattere il debito, ma non per fare investimenti, a meno che non siano stati impegnati. Io sono convinto che nella prossima Stabilità il Governo riuscirà a liberarli. Si potrebbe anche valutare di finalizzare alcuni sblocchi: il Governo ha bisogno che vengano fatti degli interventi e gli avanzi potrebbero essere articolati per progetti di programmazione territoriale”.

“Il tema delle partecipate è molto delicato, ma il Governo ha una posizione precisa: devono essere sfoltite. In Italia ce ne sono oltre 8mila e sono eccessive. Spetta alle amministrazioni individuare le società su cui intervenire, quindi siano loro a scegliere se tagliare quelle meno virtuose o se optare per la capacità di fare sistema. In Veneto quest’ultima è una realtà molto diffusa; molte società hanno realizzato delle sinergie coinvolgendo diversi comuni. Questo tema va quindi affrontato nell’ottica di un piano di riorganizzazione complessiva.”

Sull’IMU agricola il Sottosegretario Baretta ha infine detto: “Abbiamo accantonato 75 milioni per far fronte alle situazioni di rimborso. Il Governo ha intenzione di ristorare quanto dovuto, ma occorre accertarsi dell’effettivo importo. Per questo, abbiamo chiesto ad AGEA i codici fiscali degli imprenditori agricoli, in modo da controllare la posizione complessiva di tutti i comuni in base ai versamenti degli F24. Una volta effettuato l’accertamento, il Governo non esiterà a ristorare gli importi dovuti, nella speranza che rientrino nei 75 milioni predisposti a questo scopo”.

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