“Zaia sta mollando le banche venete – dichiara il sottosegretario all’Economia e alle Finanze Pier Paolo Baretta – . Non c’è altra spiegazione visti i toni da crociata inutilmente polemici verso il Governo e l’invito ai privati di disinteressarsi del futuro delle due banche. Che non fosse facile lo si sapeva, nonostante ciò il Governo, prima tramite Atlante, poi coprendo le garanzie sulle emissioni, oggi essendo pronti a entrare nel capitale, ha fatto e sta facendo la sua parte. Le difficoltà vanno affrontate e non si lascia la barca se fa acqua. Certamente non è da veneti!”
Caffè Europa, Baretta: “Bisogna essere netti e controcorrente, verso gli Stati Uniti d’Europa”
Nel pomeriggio di oggi, lunedì 22 maggio alle ore 17 presso il Caffè Lavena in piazza San Marco a Venezia, il sottosegretario all’Economia e alle Finanze Pier Paolo Baretta ha preso parte al secondo appuntamento del ciclo di incontri “Caffè Europa”, intitolato “Le sfide e il futuro dell’Europa”, nel quadro delle iniziative promosse dall’ufficio di Venezia del Consiglio d’Europa per la Festa dell’Europa. Insieme al sottosegretario Baretta, hanno preso parte all’incontro la direttrice dell’ufficio di Venezia del Consiglio d’Europa Luisella Pavan-Woolfe, il presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, il segretario generale Associazione italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa Carla Rey e la presidente del consiglio comunale di Venezia Ermelinda Damiano.
“L’Europa prenda coscienza della sua forza – ha esordito Baretta –, non solo delle sue debolezze. In piena globalizzazione l’Europa è ancora la prima economia del mondo. Serve una presa di coscienza della collocazione geopolitica dell’Europa, che resta centrale. Nonostante il rischio di rimanere schiacciati fra la Russia di Putin e l’America di Trump, l’Europa rimane centrale. La parte meridionale dell’Europa interagisce con un mondo esplosivo, quello del Medioriente e dell’Africa, che ci impongono un ruolo centrale. La nostra posizione richiede dunque una presa di coscienza di sé, per questo sono necessarie alcune riforme. Abbiamo iniziato a votare più o meno direttamente il presidente della Commissione: andiamo avanti per questa strada, anche rinunciando a parte della sovranità degli stati. A ciò andrebbe affiancata una elezione diretta del Parlamento, anche con liste transeuropee, per una riforma politica di forte rafforzamento della democrazia da parte del popolo”.
“E poi serve una riforma di carattere economico-sociale – ha proseguito Baretta –. Abbiamo una moneta unica, contestata, ma che regge alle prove del cambio internazionale, nonostante la Brexit abbiamo una libera circolazione che dobbiamo difendere. Rimangono però la questione fiscale e quella del welfare. Una delle ragioni per le quali abbiamo assistito all’esito del referendum inglese è la sofferenza dovuta a condizioni di disuguaglianza”.
“Si alternano i sondaggi, abbiamo segnali di ripresa di una volontà europea, dobbiamo andare avanti in questa direzione – ha concluso il sottosegretario Baretta –. La verità, come ci ha dimostrato la vittoria di Macron, è che si può vincere con nette posizioni. Penso che dobbiamo essere netti e controcorrente, verso gli Stati Uniti d’Europa. Una chance fondamentale per l’Italia: l’Europa è il minimo di cui abbiamo bisogno”.
Banche, Baretta: “Zaia scarica le responsabilità con falsità grossolane”
L’intervista di oggi di Zaia al Corriere oltre che falsa è ridicola. Sono più di vent’anni che governano il Veneto. Zaia ha sostenuto le giunte compromesse con sistema degli affari; sono dentro fino al collo nella finanza e nelle banche (popolari e non) la cui crisi non vede di certo estranea la maggioranza politica che ha governato il Veneto, di cui Zaia presidente della Provincia di Treviso, Ministro e ormai da troppi anni Governatore non è proprio quell’osservatore neutrale e al di sopra della parti che tenta sempre di fare. Ancora una volta, spudoratamente, anche di fronte alle aperture di collaborazione che anche ieri ho fatto verso la Regione, anzichè cercare di trovare tutti insieme le soluzioni ai gravi problemi che loro hanno contribuito a creare con una politica fondata sulla polemica e l’isolamento del Veneto, scarica le responsabilità con falsità grossolane. Senza ricordare che solo in questa legislatura dal governo sono arrivati in Veneto i finanziamenti per l’alta velocità, per il patto per Venezia, per il sistema aeroportuale, per il patrimomio artistico; solo per le due banche venete, il Governo, tramite Atlante, le ha salvate dal fallimento, ha già coperto con proprie garanzie le recenti emissioni di titoli, ha favorito il parziale rimborso ai risparmiatori truffati da quel sistema di potere ed ora è pronto a mettere dei miliardi per ricapitalizzarle. Ora si tratta di completare l’opera e chiudere il negoziato con Bruxelles. Ebbene, ora che siamo all’ultimo miglio e bisogna superare le ultime difficoltà, ho avuto l’impressione, leggendo l’intervista, che Zaia intenda sfilarsi e mettere nel conto il fallimento delle due banche, (visto che invita gli imprenditori veneti a non investire) e visto che produce a manovella un fumo tossico che serve solo a salvare la sua immagine, ma non a salvare le banche venete, il Veneto ed i Veneti.
Il sottosegretario Baretta: “Gorizia, città europea per storia e vocazione, deve essere centrale nell’economia del Nord Est”
Si è svolto questa mattina presso la sala conferenze dell’Hotel BW Gorizia Palace di Gorizia il convegno “Il rilancio economico del territorio: la Zes, una soluzione possibile?” promosso dalla senatrice Laura Fasiolo, alla presenza del sottosegretario all’Economia e alle Finanze Pier Paolo Baretta. “Il Paese cresce – ha affermato il sottosegretario Baretta -. Vorremmo di più, ma i dati sono positivi e bisogna irrobustirli con idee ed investimenti. Manifattura, turismo e cultura, logistica sono i campi sui quali sviluppare la nostra economia. A maggior ragione questo vale per il nord est. E Gorizia, città europea per storia e vocazione, deve mettersi al centro di questa prospettiva”.
“La Zona Economica Speciale, che il disegno di legge della Sen. Fasiolo promuove – ha proseguito -, risponde a questo obiettivo. La Zona Economica Speciale Europea potrà decollare solo se parte prima la Zes che non necessità di accordi bilaterali e attiva da subito condizioni fiscali di vantaggio. In particolare Gorizia è il naturale retro porto di Trieste e non solo come porta di accesso all’Europa. Serve, dunque, un salto di qualità che il Governo appoggia, ma che non può che partire da Gorizia. L’occasione c’è e la candidatura di Roberto Collini lo garantisce”.
Baretta: “Referendum veneto non solo inutile ma anche sbagliato”
Oggi venerdì 19 maggio il sottosegretario ha preso parte a Bergamo presso il Centro Congressi, al seminario “Autonomia Rafforzata, dalle parole, ai fatti!” sul referendum veneto-lombardo per l’autonomia delle Regioni. All’incontro, introdotto dal segretario PD Lombardia Alessandro Alfieri, sono intervenuti il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianclaudio Bressa (in collegamento Skype), il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina.
“Il referendum veneto non è solo inutile ma anche sbagliato per l’intrico di motivazioni con cui viene presentato ai cittadini – ha esordito il sottosegretario Baretta -. In primo luogo, in Veneto ha dominato un forte messaggio leghista, indipendentista e secessionista. Un messaggio equivoco che non viene contrastato dai promotori del referendum, poiché aiuta un cartello referendario favorevole. Ma indipendenza, secessione, autonomia sono cose molto diverse. In secondo luogo, c’è l’idea di fare del Veneto una nuova regione a statuto speciale, come le confinanti Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. La vera domanda, però, non è se serva una nuova regione a statuto speciale, ma se servono le attuali. Ulteriore motivo per cui il referendum è sbagliato è che non è necessario ‘conquistare il tavolo’ di Roma, giacché il governo è disponibile al dialogo. La quarta motivazione del referendum è la richiesta di un gettito fiscale gestito: ma com’è pensabile che possa essere proposto e concretizzato al di fuori di un negoziato?”.
“Poi c’è la questione dei contenuti – ha aggiunto il sottosegretario -. Una buona autonomia, un buon federalismo fiscale sono buoni obiettivi, non solo per il Veneto, ma anche per una revisione generale del rapporto fra centro e periferia. La strada per il federalismo è quella che dobbiamo praticare nel concreto. Gli enti locali erano stati ‘spremuti’, ma questo governo e quello precedente hanno decisamente invertito la tendenza, riducendo i tagli: ogni manovra, sempre più intende riportare alla normalità la situazione. Abbiamo poi abolito il patto di stabilità interno dei comuni. Dobbiamo pensare come migliorare il fondo di solidarietà. E ancora, è stata abbandonata la spesa storica e sostituita dall’introduzione dei fabbisogni standard, ma su questo tema bisogna andare fino in fondo. Infine, c’è l’emergenza province che stiamo affrontando. Un percorso in questa direzione – ha concluso – darebbe prospettive al Paese e risposte ai cittadini che, oggi più che mai, hanno bisogno di rappresentanza”.
Il sottosegretario Baretta alla tavola rotonda sulla Brexit (ELSA Padova): “L’Inghilterra subirà danni notevoli, avendo investito sulla finanza sacrificando il manifatturiero, al contrario dell’Italia”
Nel pomeriggio di oggi, giovedì 18 maggio, il sottosegretario all’Economia e alle Finanze Pier Paolo Baretta ha preso parte ad una tavola rotonda economico-giuridica sugli aspetti finanziari del post Brexit intitolata “L’Unione Europea dopo la Brexit: opportunità o inizio del declino? Per una nuova leadership finanziaria dell’Italia” organizzata da Elsa (The European Law Students’ Association), nell’aula Nievo al palazzo del Bo, Padova. All’incontro, moderato da Katy Mandurino giornalista de “In Sole 24 Ore”, hanno partecipato il prof. Matteo De Poli docente di giurisprudenza all’università di Padova, il prof. Francesco Zen, docente di Economia all’università di Padova e il dott. Roberto Caporale, economista e manager, autore del libro “Exeunt. La Brexit e la fine dell’Europa”.
“Il dato di fondo è l’incrinatura di un processo storico di cui l’Inghilterra faceva parte – ha affermato Baretta –. Loro subiranno certamente dei danni notevoli: nonostante abbiano investito molto per diventare una piazza finanziaria, hanno sacrificato la struttura manifatturiera, che, per inciso, in Italia rimane molto forte. Penso dunque che in un mondo integrato, chi sceglie l’isolamento pagherà pegno nel medio periodo. Chiaro che la loro scelta sottende un’idea di autosufficienza”.
“D’altra parte – ha aggiunto Baretta –, penso che sia stato sbagliato il negoziato con la Gran Bretagna: l’Europa ha gestito un negoziato con l’idea che bisognasse a tutti i costi trattenerla all’interno dell’Ue. Concessione dopo concessione, l’Inghilterra ha dunque preso tutto ciò che poteva prendere, per poi staccarsi. Paradossalmente, il nuovo negoziato potrebbe invece suscitare l’effetto opposto, per questo bisogna prestare attenzione: è difficile pensare ad una struttura di futuro indipendentemente dalla Gran Bretagna. Il negoziato dovrà dunque essere molto fermo sull’uscita, ma anche flessibile sui percorsi: dalla libera circolazione, al passaporto”.
“Abbiamo dunque bisogno di prendere, se mai la Brexit ci sollecita a farlo, delle decisioni sull’Europa evitando tuttavia un approccio emotivo: al di là della vittoria di Trump o di Macron, viviamo un conflitto storico. Abbiamo bisogno che si irrobustiscano le condizioni dello stare insieme. Se immaginassimo di completare un percorso che porti all’elezione diretta dei governatori dell’Europa in cambio di una cessione di potere, innescheremmo un forte processo democratico, di responsabilizzazione delle popolazioni. E l’unico anticorpo contro il rischio della “germanizzazione” sarebbe per l’appunto l’innalzamento del tasso democratico”.
Il sottosegretario Baretta al convegno FOIV sull’Industria 4.0 al Galileo Festival (Padova): “Grande rivoluzione culturale, che va accompagnata da una valorizzazione della soggettività”
Nel pomeriggio di oggi, il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta è intervenuto al convegno “Industria 4.0: rivoluzione industriale e professionale”, organizzato da FOIV (Federazione degli Ordini degli Ingegneri del Veneto), in collaborazione con l’Università di Padova e Confindustria Veneto, nella giornata di apertura del prestigioso Galileo Festival, a Padova.
“L’Industria 4.0 è una grande occasione, sia da un punto di vista fiscale, sia strategico – ha dichiarato il sottosegretario Baretta –. Dal punto di vista fiscale, va ricordato che il superammortamento non si sostituisce ma si somma a tutti gli altri benefici fiscali già in essere. E le aziende, evidentemente, hanno colto il vantaggio, vista l’impennata di ordinativi”. “Si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale – ha aggiunto Baretta –, basata su innovazione e conoscenza, che va inserita in un processo globale di digitalizzazione. A partire dal completamento del percorso che porta ai Competence Center e ai Digital Innovation Hub”. “Tale rivoluzione – ha concluso – deve tuttavia essere accompagnata da una valorizzazione della soggettività: bisogna mettere le persone al centro”. All’evento hanno preso parte anche Annalisa Magone, giornalista e autrice di “Industria 4.0. Uomini e macchine nella fabbrica digitale”; Stefano Miotto, responsabile per le politiche Industriali, la Ricerca e l’Innovazione di Confindustria Veneto; prof. Fabrizio Dughiero, prorettore al trasferimento tecnologico e ai rapporti con le imprese dell’Università di Padova; ing. Andrea Falsirollo, vice presidente degli Ingegneri del Veneto per il settore industriale; Renato Mason, segretario della CGIA di Mestre; Paolo Giacon, di Confartigianato Imprese Veneto; Jari Ognibeni, fondatore di Industrio, primo acceleratore di startup per hardware.
Congresso regionale Cisl Veneto, dichiarazione sottosegretario Baretta
“Il tema scelto dalla Cisl regionale, un Veneto connesso, è significativo di un’idea di territorio aperto alle sfide della modernità”. È con queste parole che il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, ha aperto il suo intervento al congresso regionale della Cisl Veneto, in corso in queste ore.
“Il Veneto connesso – ha spiegato il sottosegretario – è la miglior sintesi per un territorio che rappresenta una delle regioni più importanti e strategiche a livello europeo. A dirlo sono i numeri. Il Veneto è una delle prime regioni d’Europa, e quindi d’Italia, per intensità industriale, un tessuto di piccole e medie imprese competitive nei mercati globali. Siamo la prima regione italiana per flussi turistici, con un patrimonio artistico e risorse naturali straordinarie, e dobbiamo avere il coraggio e la capacità di esaltare la nostra vocazione culturale e turistica. A ciò va affiancata la valorizzazione della nostra collocazione geografica: il Veneto e Venezia sono una porta di accesso privilegiata all’Europa continentale e all’Europa dell’Est lungo quell’antica Via della Seta che fa dell’Italia una piattaforma logistica naturale in un Mediterraneo tornato, nel bene o nel male, centrale per i flussi economici e finanziari. Ma non basta per accelerare quella ripresa economica che c’è, ma è ancora debole e mal percepita. Dobbiamo dircelo con franchezza. Il referendum per l’autonomia proposto da Zaia è una scelta sbagliata, perché finirebbe per far prevalere una prospettiva separatista, che rinnega una storia millenaria fatta di interconnessioni e scambi. Al contrario, dobbiamo esercitare la delega già contenuta nell’articolo 116 della Costituzione che garantirebbe spazi e margini di autonomia per la regione. Lo Stato c’è ed è pronto a trattare. Come c’è per la questione delle banche venete, dove serve un impegno da parte della classe imprenditoriale veneta. Serve un nuovo protagonismo, una nuova spinta partecipativa e rappresentativa. E lo dico anche da qui, – conclude Baretta – da un luogo che più di tutti è capace di cogliere il senso e il peso della parola rappresentanza, lo dico da un luogo che considero casa”.
Caserma “Miraglia”, al via la consultazione pubblica. Baretta: “Successo del progetto sta nella collaborazione fra istituzioni”
È stata annunciata questa mattina presso il Comando Presidio Militare Venezia, a Castello, l’apertura della consultazione pubblica finalizzata alla raccolta di proposte per la valorizzazione della caserma “Miraglia” di Venezia, sede del reggimento Lagunari dell’Esercito.
“Rispetto ai tempi medi con i quali si affrontano questioni anche più semplici – ha esordito il sottosegretario Baretta in conferenza stampa –, la realizzazione del piano è avvenuta in tempi molto rapidi, grazie a una forte collaborazione istituzionale. Stiamo infatti lavorando a questo progetto dall’inizio della legislatura, convinti della sua fattibilità. È evidente che si tratta di una soluzione straordinaria: la caserma Miraglia è la porta dal mare e questo progetto mette in moto un processo di valorizzazione che va oltre l’impatto sulla singola città di Venezia”.
“Va ricordato che ogni progetto comporta dei costi – ha aggiunto –, ma c’è stato un cambio di mentalità di cui sono molto contento. L’idea che la Difesa metta a disposizione dei siti attraverso dei processi di liberalizzazione pubblica, collegati però anche a una realizzazione dell’intervento, è un passo straordinariamente positivo. La collaborazione fra Ministeri competenti è importantissima per progetti che, come questo, presuppongono una sinergia fra pubblico e privato. Il privato deve sapere che alle spalle ha una burocrazia che ha fatto una salto di qualità e affronta questi temi con un volto solo. Diversamente, non saremmo riusciti in così poco tempo a realizzare un progetto di spostamento di questo tipo, che crea un impressionante spazio di opportunità”.
“La valutazione di impatto economico e finanziario va vista nella sua complessità – ha proseguito Baretta –: abbiamo alle spalle 1 miliardo circa di investimenti, ma abbiamo già un recupero 200 milioni di affitti, che prima spendevamo in soluzioni non razionalizzate. La valorizzazione del patrimonio pubblico non va considerata fra i costi, ma fra gli investimenti, valutando l’impatto di medio periodo. D’altra parte l’obiettivo dello Stato non è quello di alienare, ma di valorizzare il più possibile”.