Oggi venerdì 19 maggio il sottosegretario ha preso parte a Bergamo presso il Centro Congressi, al seminario “Autonomia Rafforzata, dalle parole, ai fatti!” sul referendum veneto-lombardo per l’autonomia delle Regioni. All’incontro, introdotto dal segretario PD Lombardia Alessandro Alfieri, sono intervenuti il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianclaudio Bressa (in collegamento Skype), il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina.
“Il referendum veneto non è solo inutile ma anche sbagliato per l’intrico di motivazioni con cui viene presentato ai cittadini – ha esordito il sottosegretario Baretta -. In primo luogo, in Veneto ha dominato un forte messaggio leghista, indipendentista e secessionista. Un messaggio equivoco che non viene contrastato dai promotori del referendum, poiché aiuta un cartello referendario favorevole. Ma indipendenza, secessione, autonomia sono cose molto diverse. In secondo luogo, c’è l’idea di fare del Veneto una nuova regione a statuto speciale, come le confinanti Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. La vera domanda, però, non è se serva una nuova regione a statuto speciale, ma se servono le attuali. Ulteriore motivo per cui il referendum è sbagliato è che non è necessario ‘conquistare il tavolo’ di Roma, giacché il governo è disponibile al dialogo. La quarta motivazione del referendum è la richiesta di un gettito fiscale gestito: ma com’è pensabile che possa essere proposto e concretizzato al di fuori di un negoziato?”.
“Poi c’è la questione dei contenuti – ha aggiunto il sottosegretario -. Una buona autonomia, un buon federalismo fiscale sono buoni obiettivi, non solo per il Veneto, ma anche per una revisione generale del rapporto fra centro e periferia. La strada per il federalismo è quella che dobbiamo praticare nel concreto. Gli enti locali erano stati ‘spremuti’, ma questo governo e quello precedente hanno decisamente invertito la tendenza, riducendo i tagli: ogni manovra, sempre più intende riportare alla normalità la situazione. Abbiamo poi abolito il patto di stabilità interno dei comuni. Dobbiamo pensare come migliorare il fondo di solidarietà. E ancora, è stata abbandonata la spesa storica e sostituita dall’introduzione dei fabbisogni standard, ma su questo tema bisogna andare fino in fondo. Infine, c’è l’emergenza province che stiamo affrontando. Un percorso in questa direzione – ha concluso – darebbe prospettive al Paese e risposte ai cittadini che, oggi più che mai, hanno bisogno di rappresentanza”.